Suolo: Argilloso tufaceo
Estensione del vigneto: 1 ha
Tipo di impianto: Alberata/Vite Maritata
Densità ceppi per ha: 3.333 ceppi per ha
Età media del vigneto: 10 anni
Produzione media per ha: 50 ql/ha
Vinificazione e affinamento: Le fermentazioni avvengono in parte in tonneaux di rovere ed in parte in acciaio, in maniera spontanea e a contatto con le proprie bucce. Dette macerazioni hanno durata variabile da venti a trenta giorni. Maturazione sui lieviti con batonnages settimanali per alcuni mesi in vasche di acciaio Viene infine imbottigliato senza subire manipolazioni invasive quali chiarifiche o filtrazioni con la sola aggiunta di una piccolissima quantità di solfiti. Segue un’ulteriore fase di affinamento in bottiglia prima di essere commercializzato.
Bottiglie prodotte: 600
Cursiosità
Il Grero, vitigno autoctono Tuderte, è sempre esistito in questa zona ma era stato completamente abbandonato. Iacopo è tra i primi a fare un nuovo impianto nel 2014 e tra i primissimi a riproporlo come vino commercializzato
Suggestione d'autore
“Nero Jacopone è il vino che non ti stanchi mai di bere. Da bere sempre, in qualsiasi occasione. Forse è per questo che anche se in una produzione limitatissima finisce sempre prima dell’arrivo della nuova annata.” Iacopo Paolucci
Chicche d'uva - pillole sul mondo del vino
L’uva Grero è un vitigno autoctono umbro della zona di Todi. È un vitigno di recente scoperta frutto di 4 anni di ricerche, analisi, studi e sperimentazioni. Studi culminati nel 2011 con l’iscrizione del Grero nel Registro nazionale delle varietà di vite da vino.
L’origine del nome Grero deriva da una rivisitazione del nome Greco Nero, nome erroneamente dato al vitigno sin dalle prime documentazioni che lo citano nel 1893. Solo gli studi odierni hanno sottolineato l’originalità del vitigno umbro. Il Greco Nero infatti già esisteva in Calabria, ma il Grero, per caratteristiche organolettiche, si differenzia notevolmente da questo. Il nome, dunque, deriva dalle desinenze iniziali e finali dei due nomi e sta a significare GREchetto ROsso.
Sono tre i documenti che attestano quanto questo vitigno fosse presente già tempo addietro nel territorio di Todi. La prima traccia è datata 1893 ed è una citazione sull’Annuario generale per viticoltura ed enologia, dove un certo Baldeschi scrive che una delle uve nere coltivate in Umbria, precisamente a Todi, Città di Castello ma anche a Rieti, era il “Greco”. La seconda è dei primi del ‘900, quando Bertazzoni scrive nella Miscellanea circa la resistenza che “il Greco Nero” mostra all’oidio, ma non solo, è molto resistente in generale a funghi e muffe grazie soprattutto ad una buccia dell’acino più spessa.
La terza citazione storica è datata 1946 in una tesi di laurea del dottor Fausto Mauro Pongelli, dove viene citato proprio il Greco Nero fra le varietà più coltivate nel territorio di Todi.
Le analisi sul vino prodotto da uve Grero mostrano un’elevata quantità di polifenoli, antiossidanti e antinfiammatori naturali, la gradazione alcolica si attesta mediamente sui 12,4%, inoltre la forte presenza di antociani totali, donano un’ottima intensità colorante con note cromatiche di rosso rubino e riflessi violacei. Infine, si denota un’alta stabilità all’ossidazione degli antociani. Risultano equilibrate le intensità di amaro, astringenza e corpo. Buona anche la nota acida, che conferisce una certa freschezza al vino.
Vista la buccia spessa, la vendemmia del Grero è una vendemmia tardiva, infatti la raccolta delle uve è a metà ottobre. Gli aromi primari varietali sono quelli della violetta e della composta di mele, mentre quelli secondari della fermentazione esaltano sentori di mora, mirtillo, lampone e ribes.
Oggi non sono moltissimi i produttori del comprensorio di Todi che sperimentano la coltivazione e la vinificazione del Grero, sia in purezza che come blend. Alcuni di questi si stanno cimentando anche nella versione passita e nel metodo classico. In molti confidano in una denominazione DOCG, auspicando soprattutto una forte collaborazione fra i vari attori del settore. Ad oggi quella del Grero di Todi rimane una produzione di nicchia che si attesta su appena 3 ettari totali, forse dovuta anche al fatto che la pianta di Grero presenta una produttività inferiore rispetto alla norma.
Noi con il nostro contributo vogliamo dare linfa ad un autoctono che ha tutto il diritto di essere conosciuto nel suo splendore e nel suo fascino e la sua facilità di beva ci aiuta nello spingerlo commercialmente in quanto è un vino facilmente abbinabile in cucina.
Iacopo Paolucci
“Iacopo Paolucci” è una giovanissima realtà nata nel 2016 dalla passione e dalla dedizione di Iacopo Paolucci per il mondo del vino e dell’enologia. I suoi studi e la sua curiosità lo portano ad avere diverse esperienze professionali e lavorative in importanti cantine del centro Italia. Dopo pochi anni decide di mettersi in gioco in prima persona e per questo costruisce il suo piccolo grande sogno, quello di una cantina ed una realtà vitivinicola tutta sua. Costruisce così, con tanto amore e tanto impegno, quella che oggi, inizialmente con timidezza e poi con fierezza, rappresenta una delle cantine emergenti dell’Umbria più conosciute e con dei risultati sorprendenti.
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