Suolo: Argilloso alternato a strati di ghiaia
Tipo di impianto: Cordone speronato, viti maritate con acero
Età media del vigneto: 40 anni
Produzione media per ha: 80 ql/ha
Vinificazione e affinamento: Vendemmia a mano nella II° decade di Ottobre. Fermentazione di 24 giorni con le bucce separate dai raspi verdi, al momento della pigiatura, e senza solfiti aggiunti. Vino affinato 2 anni in botte di acciaio inox di cui 232 giorni con le fecce.
Bottiglie prodotte: 8.000 circa
Cursiosità
Le uve di Trebbiano Spoletino utilizzate per la produzione dell’Arboreus sono raccolte da vecchie viti situate nella bassa collina tra Trevi e Montefalco a circa 200 m s.l.m.. Il vino è generato assistendo i processi naturali senza stabilizzazioni forzate. La fermentazione è avvenuta con i propri lieviti indigeni senza controlli della temperatura e senza addizioni di altre sostanze, ad eccezione di modeste dosi di solfiti aggiunti solo nei travasi e all’imbottigliamento eseguito senza filtrazione sterile.
Suggestione d'autore
“La macerazione del Trebbiano ci evoca al naso sentori di frutta molto matura, fiori secchi e miele. Ma lasciatelo nel bicchiere per un po’ e scoprirete come a poco a poco si concederà ad ulteriori profumi e fragranze in armonia tra loro. Il gioco olfattivo trova ulteriore vigoria in connubio con il suo gusto corposo, intenso e vivace, dove consigliamo l’abbinamento a piatti di media struttura: primi piatti senza condimenti eccessivi, formaggi, salumi e carni bianche. Provatelo anche con un pesce non troppo elaborato. Condividetelo con altruismo nelle occasioni dove vorrete stupire i vostri commensali con la semplicità di un vino complesso.” Il team di Gus
Chicche d'uva - pillole sul mondo del vino
Il trebbiano spoletino è un vitigno autoctono umbro riscoperto negli ultimi anni, è un’uva storicamente presente nell’area di Spoleto, Trevi e Montefalco, le quali viti erano allevate ad alberata, maritate alle piante di olmo o acero. La cosiddetta “vite maritata” ovvero “sposata” è un antico metodo di coltivazione risalente agli etruschi, che utilizza le piante come guide, lasciando alla vite libera espressione di vigoria. Questo tipo di coltivazione, è figlia di un’agricoltura in cui convivevano più coltivazioni andando a definire un paesaggio rurale che ha rappresentato per secoli, fino al secondo dopoguerra, il volto del territorio. Dagli anni sessanta, la progressiva meccanizzazione agricola ha radicalmente cambiato il volto della campagna, alle “viti maritate” si sostituivano coltivazioni estensive. Oggi le poche piante di vite maritata rappresentano la testimonianza reale dell’archeologia della vite. Fino a qualche anno fa erano pochissimi i produttori di trebbiano spoletino, oggi quasi tutti i produttori della zona, hanno investito su questo vitigno, producendo almeno un’etichetta. Gli ettari vitati quindi, pur essendo ancora pochi, sono in costante crescita.
Il nome trebbiano può confondere, il trebbiano spoletino, infatti, differisce dal trebbiano toscano, dal trebbiano di Soave o dal trebbiano abruzzese, essendo un’uva che produce vini freschi ed eleganti, con note fruttate, cenni tropicali e una buona complessità espressiva. È un vitigno tardivo, che anche a piena maturità fenolica, conserva un’elevata acidità ed è proprio grazie a questa caratteristica che viene considerato un vitigno molto duttile, adatto a produrre spumanti, vini fermi, macerati e passiti. La sua straordinaria versatilità lascia spazio a molteplici interpretazioni stilistiche che lo rendono estremamente affascinante. È un vino che rifugge dalla standardizzazione, rivelando ogni volta una nuova sorprendente sfaccettatura. Possiede, inoltre, un’ottima capacità d’invecchiamento, con interessanti evoluzioni olfattive che possono sfociare anche su note di idrocarburo. Oltre alla naturale flessibilità del vitigno, bisogna considerare il fatto che molte cantine sono in fase di sperimentazione, alle prese con le prime vinificazioni. Questa molteplicità è una fonte di ricchezza espressiva, su cui costruire il futuro di questo vino con una strada da percorrere tutt’altro che unica e omologante

antica Azienda Agricola paolo bea
Il primo imbottigliamento della cantina Paolo Bea risale al 1980. Oggi tutta la conduzione degli 11 ettari vitati è diretta e coordinata dal figlio Giampiero, a partire dalla vigna fino alla bottiglia.
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