“È la vigna a rispondere. Col suo aspetto, le sue forme, la sua vegetazione. I tralci si distendono meglio, le foglie ingialliscono dopo, il vigneto appare come un elemento vivente che è solo parte di un ambiente naturale fatto di erbe e insetti e animali. E camminarci in primavera è una meraviglia. Immagini le radici, nel buio della terra, sensitive, cercare acqua e humus e minerale. Vedi i tralci che iniziano a spingere verso l’alto, verso la luce, arrampicandosi in direzione del cielo. E in mezzo le foglie che respirano. Creando energia. Mutando acqua e anidride carbonica e luce in sostanze nutritive. Qualcosa di straordinario che l’uomo, ancora, non è riuscito ad avvicinare.
L’osservazione della natura diventa allora qualcosa di esaltante, che trascende la scienza. Non più l’uomo scisso dalla natura, scienziato, che interviene e manipola. No. L’uomo nella natura. Parte della natura. Liberato dall’ossessione delle quantità.
Come è bella una foglia di vite. Come è bella una coccinella rosso sgargiante su una foglia di favino verde fosforescente. È qualcosa di ancestrale a chiamarci. A rimettere in discussione le nostre certezze di uomini progrediti”. Corrado Dottori in Non è il vino dell’enologo – Lessico di un vignaiolo che dissente