Suolo: Arenaria e pelite, con notevole presenza di ciottoli e humus
Estensione del vigneto: 2,5 ha
Tipo di impianto: Controspalliera libera
Densità ceppi per ha: 4.500 ceppi per ha
Età media del vigneto: 5 anni
Produzione media per Ha: 60 ql/ha
Vinificazione e affinamento: Pressatura soffice e fermentazione spontanea a basse temperature tramite pied de cuve in contenitori di acciaio inox. Travaso in autoclave e presa di spuma fino all’esaurimento degli zuccheri fermentescibili, affinamento per diversi mesi con frequenti battonage.
Solforosa totale: n.d. – Senza Solfiti Aggiunti
Bottiglie prodotte: 10.000
Cursiosità
Il Maresco è un vitigno a bacca bianca coltivato nella regione Puglia che rientra tra i vitigni pugliesi autoctoni minori. Presente soprattutto nei vecchi vigneti della Valle d’Itria, se ne ignora la reale origine del nome. L’Archetipo attraverso questo vino gli restituisce nuova vita aiutandolo a salvarsi dall’estinzione.
Suggestione d'autore
“Quando arriva quel periodo dell’anno in cui si inizia a poter pranzare in terrazzo, il Marasco è un vino da tarda mattinata, da bere mentre si apparecchia o si cucina, l’aperitivo perfetto per il pranzo della domenica.” Il team di Triple A
Chicche d'uva - pillole sul mondo del vino
“Dopo vent’anni di Agricoltura Biologica e cinque di Agricoltura Biodinamica siamo riusciti finalmente a portare i nostri terreni a una situazione di equilibrio che è quella che in termini tecnici è definita agricoltura sinergica.” Così la definiscono a L’Archetipo: agricoltura sinergica con tanto di marchio registrato. Ma di cosa stiamo parlando? Molto spesso avrete sentito parlare di agricoltura biologica o biodinamica. Bé l’agricoltura sinergica è ancora quel cosina in più. Potremmo dire un’attenzione in più, a cosa?
L’agricoltura sinergica basa i suoi fondamenti nella sinergia degli esseri viventi presenti in un ecosistema e nell’estrema valorizzazione dell’humus attraverso l’azione dell’Uomo consapevole.
“Nel momento in cui assistiamo a una predominanza di una qualsiasi forma di vita sulle altre, significa che l’ecosistema non è in equilibrio e questo deve portare l’Uomo consapevole a comprendere i giusti interventi agronomici da porre in atto per giungere all’equilibrio tra tutte le forme di vita di quell’ecosistema specifico. Uomo consapevole è: colui che quando mangia sa cosa sta mangiando, quando parla sa cosa sta dicendo e quando opera sa cosa sta facendo.” Francesco Valentino Dibenedetto
L’uso di concimi chimici, diserbanti e antiparassitari nel tempo hanno portato alla desertificazione del suolo, in quanto tali sostanze incidono su tutta la microflora e microfauna del suolo determinandone la morte. Ogni sostanza organica può tornare a nuova vita solo dopo essere stata interessata dai processi di umificazione (compostaggio) portati avanti proprio da quella microflora e microfauna presenti in un terreno vivo. Venendo meno questi attori, il ciclo della vita si interrompe. La Natura ha programmato questo ciclo in maniera perfetta senza bisogno della mano dell’uomo; pensate ad un bosco, la sostanza organica caduta al suolo (foglie, rami etc) subisce quel fenomeno denominato “compostaggio di superficie” , che altro non è che una complicata e non ancora ben conosciuta sequenza di trasformazioni biologiche portate avanti dalla microflora e microfauna che partendo da una qualsiasi sostanza organica, sia essa di origine vegetale o animale, giunge alla formazione del prezioso humus, vero alimento per le piante. “La follia dell’uomo che ara” è il titolo di un libro di Edward H. Faulkner che ci fa riflettere su ciò che stiamo dicendo. Arando, specialmente con un aratro classico, ossia andando a sconvolgere quei delicati equilibri tra le diverse forme di vita, formatesi in sinergia alle diverse profondità del terreno, andiamo a sconvolgere un grande lavoro che la natura ha tessuto proprio per chiudere il ciclo della vita, permettendo cioè a ciò che muore di tornare presto di nuovo in vita.
Nei vigneti de L’Archetipo sono cinque anni che non si interviene con nessun tipo di aratura e ciò è stato molto salutare per tutte le forme di vita ivi presenti comprese le viti, giungendo a portare la Natura a quello che è il suo fine ultimo: il benessere di Tutti i suoi abitanti, che finalmente si ritrovano nel proprio Archetipo. “Diversamente da come ci hanno indottrinato a pensare e quindi ad agire, gli esseri viventi non sono in competizione tra di loro, ma, al contrario sono in sinergia tra loro. […] se pensiamo che tutta la vita sulla Terra, originatesi a partire da quattro miliardi e mezzo di anni, giunge a miliardi di specie viventi (una più bella dell’altra), tutto ciò non può essere figlio di forze a segno negativo, ma solo risultato di forze sinergicamente positive dove per dirlo in maniera quantistica: uno più uno fa tre!” Francesco Valentino Dibenedetto
L'Archetipo
L’Archetipo è un’azienda situata a Castellaneta, ai piedi della Murgia barese, non lontano da Altamura. Fondata da Francesco Valentino Dibenedetto, contadino dalla nascita, che in seguito diviene anche agronomo. Già dagli anni ’80 inizia la conversione dell’azienda all’agricoltura biologica passando poi, nel 2000, alle pratiche biodinamiche. Dopo qualche anno si accorge che c’è ancora qualche cosa che impedisce il ritorno alla situazione archetipica del suolo, dell’ecosistema, dunque anche della vigna. Ispirandosi alle pratiche non-interventiste di Masanobu Fukuoka, in cui le sinergie tra tutti gli anelli dell’ecosistema sono innescate, si passa all’agricoltura sinergica, per la quale, tra le altre cose, non si pratica più l’aratura.
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