Antico vitigno autoctono umbro, il Grechetto di Todi è l’anima bianchista di un’Umbria famosa più per i suoi rossi. Già menzionato da Plinio il Vecchio nelle pagine della Historia Naturalis, l’autore, descrivendo un particolare tipo di vite dal caratteristico retrogusto amarognolo scriveva: “Peculiaris est tudernis” ovvero: è tipico di Todi.
Le origini del Grechetto di Todi sono incerte, sembra sia stato introdotto nel sud Italia dai Greci, per poi trovare il suo perfetto habitat in Umbria e Lazio. Il nome richiama la grande famiglia delle “uve greche”, ma recenti indagini sul patrimonio genetico hanno individuato non poche similitudini con vitigni del tutto estranei a questa origine, come il pignoletto e la ribolla riminese. Inoltre le analisi condotte sul Dna dei vitigni sottolineano come sia importante diversificare le diverse varianti di Grechetto, Grecanico e Greco di Tufo presenti in Umbria. Infatti il nome Grechetto era il nome utilizzato in passato per riferirsi ad una delle cultivar più diffuse in Umbria e principalmente nella zona di Orvieto. Oggi sappiamo, dunque, che il Grechetto di Todi è una varietà differente e ad essa è associato il clone G5, diverso dal clone G109 della varietà comune più diffusa. Il G5 si adatta bene ai climi temperati e ha una buona resistenza alle malattie, il suo grappolo è di dimensioni medie e piuttosto compatto e la caratteristica buccia sottile lo porta a maturare precocemente rispetto al Grechetto comune.
Il Grechetto di Todi, prima prodotto sotto la denominazione Colli Martani DOC, dal 2010 prende la denominazione di Todi DOC, che comprende i comuni di Collazzone, Massa Martana, Monte Castello di Vibio e Todi. Il disciplinare è rimasto invariato e prevede la percentuale minima dell’85% di Grechetto di Todi, eventualmente integrata con un 15% di altri vitigni a bacca bianca del territorio.
Il vino presenta un quadro olfattivo con leggere note floreali, aromi di mela, pera, pesca, di agrumi e a volte di frutta esotica quest’ultima la ritroviamo specialmente nello Iacopone di Iacopo che effettua una macerazione sulle bucce. Al palato è morbido, di corpo e con un’acidità moderata, sapido e con un finale lievemente ammandorlato, sua peculiarità.